
Art. 1 - Finalità - Definizione - Identificazione Per conseguire i fondamentali e tradizionali scopi statutari, a sostegno del movimento alpinistico ed escursionistico, della tutela dell’ambiente montano, ed anche per facilitare l’azione del Soccorso alpino, nonché per adempiere ai compiti individuati dall’art. 2 della Legge 24 dicembre 1985 n. 776, il CLUB ALPINO ITALIANO provvede a costruire, adeguare e mantenere in efficienza nel rispetto ecologico le strutture ricettive idonee ad offrire ospitalità o riparo in zone isolate di montagna ad alpinisti ed escursionisti. Tali opere, indipendentemente dalla Sezione di appartenenza, costituiscono PATRIMONIO IDEALMENTE COMUNE di tutti i Soci.
Il Club Alpino Italiano dispone di 774 rifugi e bivacchi sul territorio nazionale; nei rifugi CAI, per mantenere le premesse solidaristiche dell’ospitalità in montagna, c’è un determinato tariffario, che ogni gestore deve esporre. Le tariffe crescono a seconda della categoria dei rifugi. Si parte da 10 euro per i soci CAI fino a 30 euro per i non soci, per un posto letto con coperte. Per la mezza pensione, al pernottamento si aggiungono 10-15 euro. In alcuni rifugi, si paga lo smaltimento dei rifiuti, spesa che ammonta a 3 euro.
Sia le Alpi che gli Appennini sono presidiate da numerosi rifugi, costruzioni semplici, ma molto accoglienti, dove gli amanti della natura hanno l’opportunità di camminare sulla neve e poter gustare cibi prelibati. Di solito durante il periodo estivo, gli escursionisti giungono presso i rifugi per riposarsi e per mangiare, in alcuni casi però possono anche restare per una notte.Per poter gestire un rifugio di montagna non è richiesto un percorso scolastico specifico, sono comunque necessarie nozioni di base di gestione alberghiera e di ristorazione. E’ indispensabile inoltre possedere determinate caratteristiche: bisogna avere un carattere forte e resistenza psicologica alla solitudine e a condizioni climatiche avverse. Inoltre, bisogna conoscere la montagna e i luoghi specifici; essere guida alpina o di mezza montagna; avere esperienza nella gestione di una struttura; conoscere le modalità per allertare i soccorsi e prestare i primi interventi; avere una famiglia di supporto; avere anche doti psicologiche, di accoglienza e ascolto. Da un punto di vista specificatamente burocratico, è indispensabile seguire alcuni fondamentali passi, per poter avviare un’attività del genere. Prima di tutto bisogna aprire una Partita Iva, è poi necessario richiedere l’autorizzazione comunale; in un secondo momento, è necessario comunicare tutte le caratteristiche e i prezzi della struttura. In seguito bisognerà procedere con la denuncia di inizio attività ai fini della pubblica sicurezza; bisogna ottenere l’autorizzazione sanitaria per i locali; infine è necessario dichiarare l’inizio dell’attività per la somministrazione alimentare e igiene degli alimenti. Nel momento in cui si decide di intraprendere questa professione affiancandosi al CAI (www.cai.it), è bene cominciare con la scelta della regione e la zona di interesse, rivolgendosi così alle sedi locali dell’associazione che si occupano di indire i bandi. Ogni regione possiede dei regolamenti specifici ed alcune organizzano dei corsi per gestori da inserire in un proprio albo professionale. Quindi è consigliabile contattare gli uffici competenti della regione in cui si desidera intraprendere l’attività, per capire se richiedono specifici titoli. Spesso, sulla stampa locale o su quella sociale CAI, vengono pubblicati, dalle sezioni proprietarie dei rifugi, bandi di concorso relativi alla ricerca di un nuovo gestore, in cui vengono elencate le caratteristiche richieste per poter partecipare all’assegnazione del bando.
Gestire un rifugio di montagna è senza dubbio un’esperienza ricca di ostacoli e di sacrifici, ma uno degli aspetti migliori è quello di poter abbandonare il vivere quotidiano e le comodità cittadine per poi poter seguire il ritmo della natura, molto più lento e rilassante.
ELENCO RIFUGI SEZIONI CAI LAZIO (prendere contatti direttamente con le sezioni)